(CAVALIERI MARVEL)

 

N° 78

 

 

URAGANO

 

Di Carlo Monni

 

 

1.

 

 

            Gli abitanti di Isla Suerte non dimenticheranno mai il giorno in cui il più potente uragano degli ultimi anni ha devastato la loro isola seminando morte e distruzione sul suo cammino.

            Onde alte come palazzi si sono abbattute sulla spiaggia schiantando alberi e costruzioni come se fossero fatti di carta.

            Nina McCabe, la killer meglio nota come Cigno Nero si trova spazzata via dalla camera da letto del bungalow di Philippe Bazin. Acqua e fango la sommergono e lei, che fino ad un minuto prima si apprestava ad uccidere un uomo, ora si ritrova a combattere per la propria vita. Non sa che fine ha fatto Bazin ma non gliene importa adesso, deve trovare aria o morirà.

 

            Elektra Natchios si sveglia di colpo e un nome le sfugge dalle labbra.

-Nina.-

            L’uomo al suo fianco, si sveglia a sua volta.

-Che succede?- chiede.

-Un sogno, Mac.- spiega Elektra -Ho sognato che Nina era travolta da uno tsunami e stava annegando.-

-Un sogno, l’hai detto.- afferma McKinley Stewart -Ti sei fatta suggestionare dalle notizie sull’uragano.

-Ma era così vivido… e io non ho notizie di Nina da settimane­.-

-Dovunque sia ora, Nina è una ragazza in gamba e sono certo che sta bene.-

            O almeno è quello che l’ex pugile spera.

 

            Arrampicato sul tetto di uno dei più prestigiosi casinò di Isla Suerte, Parnival Plunder osserva la devastazione intorno a lui. Non era preparato ad una simile distruzione.

Di tutto quello che c’era intorno sino a poco prima, nulla è rimasto. C’è solo acqua che continua a salire e la pioggia battente sul suo viso.

-Non può finire così.- dice ad alta voce.

            Sarebbe una vera ironia se dopo tutto quello che ha passato nella sua vita, dopo tutte le volte che l’ha beffata, la morte lo cogliesse così, in mezzo al nulla, ma il destino è noto per avere uno strano senso dell’umorismo.

 

 

2.

 

 

            Due donne che non hanno ancora vent’anni e un ragazzo di poco più vecchio affrontano il giudizio di un essere che è probabilmente più antico dell’Umanità stessa.

            Molte sono le leggende sul Dio Pantera: che fosse adorato già oltre ventimila anni fa, quando l’Africa ancora non aveva questo nome e i Regni Neri a sud di Stygia erano solo poco più che favole, che sia stato lo sposo di Bastet la dea gatto del pantheon egizio e che il suo nome sia Bast, che sia stato lui a far precipitare la montagna di vibranio su Wakanda. Tutte queste storie potrebbero essere false o magari essere tutte vere, chi può saperlo veramente?

            I suoi occhi indagatori scrutano i tre giovani davanti a lui e scavano nei loro cuori per determinare se siano degni dell’eredità che reclamano. Se non supereranno il suo giudizio, sarà lui a stabilire il loro fato.

-Che il giudizio cominci.- proclama.

 

            Paladin annaspa in cerca d’aria ed istintivamente tende le braccia verso l’alto. Sente una presa al polso destro e si lascia tirare su fino ad una specie di piattaforma. Gli ci vuole un po’ per capire che una volta era un tetto.

-Che piacere vederti vivo, Paul.-

         A parlare è stata una donna dai capelli scarmigliati, la pelle bianca e il viso che assomiglia ad un teschio,

-Grazie Ariel.- replica lui tirandosi su –Ma ti preferivo com’eri prima.-

-Nessun problema.-

            Ariel Tremmore abbandona la forma di Shock tornando a quella di normale umana

-Mi sono trasformata spontaneamente quando l’onda ci ha travolto.- spiega -Non mi capita quasi mai, se non quando sono molto arrabbiata o, perdonami il gioco di parole, in stato di Shock.-

-Trasformazione indotta da un eccesso di adrenalina, ha un suo senso.- commenta Paladin.

-Mi vuoi spiegare quel che è successo?- chiede ancora la ragazza.

-L’uragano è stato più forte e violento di quanto il servizio meteorologico avesse previsto. Se credessi in certe cose, dire che Nettuno si è svegliato male stamattina.-

-Mi prendi in giro?-

-Non necessariamente. Se ci sono un Thor ed un Ercole, perché non può esserci anche un Nettuno?-[1]

            La pioggia continua a battere incessante su di loro e Paladin non può non pensare a Joy Meachum e sperare che si sia salvata dalla furia degli elementi.

            Se non altro, il suo nemico, Phantasm, sembra scomparso e con un po’ di fortuna se ne sarà occupato l’uragano… ma lui non è mai così fortunato.

 

            Uno dei pochi svaghi che Elektra Natchios si concede è l’arte e così non è strano vederla in una piccola galleria di SoHo ad ammirare le opere di un artista contemporaneo.,

-Με συγχωρείτε κύριa είσαι Ελεκτρα Νατχηοσ?-[2]

            Elektra si sforza di sorridere all’uomo davanti a lei e replica.

-Credo che il mio Inglese sia meglio del suo Greco, ma ho apprezzato lo sforzo. Sì, sono Elektra Natchios, chi vuol saperlo?-

-Il mio nome non ha importanza. Rappresento un consorzio di persone influenti che vorrebbero offrirle un incarico adatto alle sue capacità.-

-Temo che lei abbia equivocato, mister nome senza importanza. Forse lei ha letto o sentito delle notizie false od esagerate su di me. Sono solo la figlia di un ambasciatore che si gode la vita grazie ad investimenti fortunati.

-Capisco. Non insisto, ma nel caso cambiasse idea, chiami questo numero.-

            L’uomo le lascia un biglietto da visita e si allontana. Elektra deve ammettere di essere incuriosita.

 

 

3.

 

 

            Nina trae un profondo respiro. Il peso sul petto si attenua. La pioggia sta diminuendo e le acque cominciano a ritirarsi, i suoi piedi sentono la sabbia della spiaggia. Dov’è finita? Non sa dirlo con certezza, ha perso ogni punto di riferimento, è sola, nuda e dispersa in un ambiente sconosciuto e ostile. È stata decisamente meglio.

-Posso essere d’aiuto?-

            Nina si volge di scatto e si trova di fronte Parnival Plunder. Sembra che l’essere immerso nell’acqua sino alle caviglie non lo turbi affatto.

-Ti vedo in salute, Belinda.- le dice sogghignando -Decisamente in buona salute, direi.-

-Parnival!- esclama la ragazza mentre istintivamente si copre i seni e l’inguine.

-Tranquilla non ho visto nulla che non mi sia già capitato di vedere altre volte. Non sei la prima ragazza nuda che vedo, sai? Alcune di loro appartenevano alla cosiddetta alta società e non faticavo mai molto a convincerle a spogliarsi, ma immagino non ti interessi. Direi che o l’uragano è stato così devastante da strapparti tutti i vestiti oppure tu e Bazin siete stati sorpresi sul più bello. A proposito che fine ha fatto il buon Philippe?-

-Io… non lo so.-

-Beh… in fondo non m’interessa davvero. Ehi, stai tremando.-

            Plunder le si avvicina e si sfila la giacca.

-È fradicia ma servirà almeno a coprirti.-

-Grazie.-

-E non dire che non sono un gentiluomo.-

-Non ho mai detto il contrario- replica lei avvolgendosi nella giacca.

-Davvero? Buono a sapersi. Quanto a te, devo essere onesto: penso che tu sia più di quel che sembri, miss Belinda Swann, ma ora andiamo a cercare un posto asciutto… se ce n’è uno.-

            Prima che Nina possa protestare, Plunder la prende tra le braccia e si avvia verso l’interno dell’isola.

 

            Il Detective Michael Morissey ha spesso sognato di avere Elektra nel suo letto, ma certo non di essere svegliato dalla punta di uno dei suoi sai alla gola.

-Ma cosa…?- esclama sorpreso.

-Calma, Morissey.- gli dice Elektra abbassando l’arma -Volevo solo essere certa di avere tutta la tua attenzione.-

-Elektra? Come hai fatto ad entrare?-

-Le tue finestre non hanno serrature abbastanza robuste. Mi serve un favore.-

-Da un poliziotto? Interessante per una che fino a poco tempo fa era in carcere accusata di essere una killer a pagamento.-

-Quelle accuse sono cadute.-

-Ma noi sappiamo che erano vere, perché dovrei aiutarti, che ci guadagno?-

-Non quello che spereresti, rassegnati. Ho ancora una certa lista coi nomi dei capi criminali di una certa importanza in città, ne eliminerò uno per te… gratis.-

            Morissey tace. L’indifferenza che Elektra mostra per la vita umana dovrebbe colpirlo ma non è così. Lei ha ragione: non gli importava come lei facesse a sistemare i nomi sulla lista purché sparissero da New York.

-Che vorresti che facessi per te?- chiede infine.

-Che tu mi controlli questo numero di telefono.- gli porge un biglietto da visita -Me lo ha dato un tizio. Dice che ha un incarico per me da parte di un certo consorzio.-

-Hai detto consorzio?-

-Sì, perché?-

-Nulla, nulla. Affare fatto, controllerò questo numero per te, ma… che farai una volta che saprai a chi appartiene?-

-Meglio che tu non lo sappia, Morissey, sei un poliziotto dopotutto.- Elektra si china fin quasi a sfiorargli le labbra -Ora torna a dormire e non fare altre domande.-

 

            Emerge dall’acqua e respira a pieni polmoni poi si guarda intorno cercando il suo avversario e finalmente lo vede è assieme alla sua amica su una specie di imbarcazione di fortuna. Meglio così: lo vuole vivo per il piacere di ucciderlo personalmente.

            Sotto la sua maschera Phantasm si concede un ghigno di soddisfazione e le sue mani brillano mentre pregusta il momento in cui toglierà la vita a Paladin.

 

 

4.

 

 

            La pioggia si quieta e le acque cominciano a ritirarsi lasciando dietro di sé un vero mare di fango. Il peggio è passato, ora bisogna andare avanti.

            Quello che era uno dei maggiori casinò dell’isola è un caos di vetri rotti e tavoli rovesciati. Parnival Plunder e la sua accompagnatrice lo trovano praticamente deserto.

-Ho una stanza all’ultimo piano.- dice lui -Con un po’ di fortuna non ci saranno troppi danni.-

-E vorresti portarmi sino a lassù, in camera tua, tenendomi in braccio?- gli chiede la ragazza.

-Beh, sei un dolce peso.- replica lui sorridendo -Penso di potercela fare.-

-Portami nella mia, invece, è qualche piano più sotto.-

-Non dico mai di no ad una bella donna seminuda che mi invita in camera sua.-

-Idiota.-

            Pochi minuti dopo, infatti, sono nella stanza la cui porta Plunder ha aperto, senza tanti complimenti, con un calcio.

-Avrei bisogno di ripulirmi.- dice la ragazza -Chissà se la doccia funziona.-

-Ne dubito ma nel caso potrei farti compagnia.-

-Fai sempre proposte indecenti alle ragazze che incontri, Parnival?-

-Spesso, specie a quelle che non sono così innocenti come vogliono far credere.-

-Che vuoi dire? Se è perché sono andata via con Bazin, io…-

-No, non è per quello… o non solo per quello: chi ti ha assunta per uccidere Philip Bazin, Nina?-

            E la ragazza che si fa chiamare Belinda Swann ma il cui vero nome è Nina McCabe spalanca la bocca dallo stupore.

 

            Joy Meachum si sveglia con un saporaccio in bocca. L’ultima cosa che ricorda è una valanga d’acqua che la travolgeva e poi più nulla. È viva e questo è l’importante. Che ne sarà stato di Paul? Quelli come lui trovano sempre un modo per cavarsela e magari la starà cercando.

            Joy si dà un’occhiata intorno: è in una specie di ricovero di fortuna. Qualcuno deve averla trovata e portata lì. Le autorità sono riuscite ad organizzare qualche forma di soccorso? Ora non le importa deve trovare Paul.

Si alza e barcolla ma riesce a mantenere l’equilibrio. Con passi incerti si avvia fuori senza che nessuno badi a lei. Si guarda intorno cercando di valutare che direzione prendere quando due robuste mani l’afferrano per le braccia e una voce maschile le dice:

-Mi dispiace, miss, ma ho bisogno di lei come esca per Paladin.-

            E Joy capisce che i suoi guai non sono ancora finiti.

 

            Nina è colta di sorpresa e balbetta:

-Cosa… cosa hai detto?-

-Ti ho chiesto chi ti ha ingaggiato per uccidere Philippe Bazin. Perché è per questo che sei qui, non è vero, Nina?- ripete con un sorrisetto Parnival Plunder.

-Perché… perché mi chiami Nina? Il mio nome è Belinda Swann.-

-Certo, è il nome che usi sul “lavoro” ma la fotografia che ti ho scattato l’altro giorno[3] corrisponde a quella di una certa Nina McCabe dell’Iowa, il cui padre è stato ucciso da Bullseye quando aveva 16 anni. La stessa Nina McCabe che è stata poi data in affidamento ad Elektra Natchios, sospettata di essere un assassina internazionale a pagamento con legami con un’antica setta di assassini di cui si è spesso servita la Yakuza.-

-Non… non è mai stato provato.-

-E non m’interessa provarlo. Sta di fatto che Nina McCabe è scomparsa qualche mese fa e subito dopo è apparsa Belinda Swann, che guarda caso si è trovata spesso nei luoghi dove sono avvenuti degli assassini su commissione attribuiti ad una killer nota solo come Cigno Nero. Ti basta?-

            Nina sbuffa e ribatte:

-D’accordo, hai vinto… e adesso?-

-E adesso nulla. Non ho alcuna intenzione di denunciarti, se è questo che temi, perché dovrei farlo? E nemmeno intendo ricattarti, che ne ricaverei? Mi basta che tu soddisfi la mia curiosità su chi ha richiesto i tuoi particolari servigi.-

-Io… non credo di potere.-

-Etica professionale? Lo capisco. Peccato, ci tenevo a saperlo, visto che tu mi hai usato per avvicinarlo.-

            Nina rimane silenziosa per qualche istante, poi:

-È stata la figlia, ma non chiedermi perché. Comunque non ha molta importanza: durante l’uragano ho perso Bazin e chissà dov’è adesso? Ammesso che sia ancora vivo.-

            Plunder fa un sorriso sornione e ribatte:

-Se è solo per questo, io mi sono già informato e so dove trovarlo.-

-E intendi dirmelo?-

-Bazin non mi è stato mai simpatico: è un gangster che traffica in qualunque cosa dia profitto tra cui droga e esseri umani. Manca di classe e di eleganza, il Mondo sarà indubbiamente un posto migliore senza di lui, quindi sì: te lo dirò… ma non subito, prima suggerirei un po’ di riposo e… non avevamo parlato di una doccia insieme?-

            Nina non sa se ridere o arrabbiarsi­.

 

 

5.

 

 

            Elektra Natchios ha appena terminato i suoi esercizi mattutini quando riceve un messaggio dal detective Morissey. Chiede un appuntamento. Ha già scoperto qualcosa? Incuriosita Elektra accetta di incontrarlo e poi va a farsi una doccia rilassante.

            Pochi minuti dopo, fresca come una rosa e con indosso un abito rosso senza maniche, Elektra è pronta a ricevere il suo visitatore e rimane sorpresa quando il burbero McKinley Stewart introduce oltre a Morissey anche altra gente, persone che lei conosce almeno di fama: il Procuratore Distrettuale ad Interim di Manhattan Grace Powell, il Direttore dell’ufficio locale del F.B.I. Lee Kearns, il suo omologo del F.B.S.A. Derek Freeman, un altro afroamericano dai capelli bianchi e un’aria vagamente familiare e soprattutto il Procuratore degli Stati Uniti Franklin E. “Foggy” Nelson, in un certo senso uno spettro del suo passato.

-Devo chiamare il mio avvocato?- chiede Elektra.

-Non sarà necessario.- replica Grace Powell -Tutto quel che diremo rimarrà confidenziale e non uscirà da queste stanze. Mi scuso per questa visita senza preavviso ma la riservatezza era indispensabile.-

-Sembra una cosa seria.-

-E lo è. Intanto lasci che le presenti un mio valido collaboratore: il capo della squadra di investigatori della Procura Distrettuale Tenente William Somerset.-

            Il nero dai capelli bianchi fa un cenno col capo.

-William Somerset?- il volto di Elektra si illumina di consapevolezza -Ma certo: lei è il detective che ha arrestato il Killer dei Sette Peccati Capitali. Credevo fosse in pensione ormai.-

-Qualcuno ha pensato che potessi essere ancora utile.-

-È stato il tenente ad avere l’idea che… ,ma questo è un colloquio riservato.-

            Mac capisce l’antifona e prima che Elektra possa replicare dice:

-Vado ad aprire il dojo.-[4]

            Una volta che Mac è uscito Elektra fa accomodare gli ospiti su un divano e poi chiede:

-Se non volete arrestarmi, cosa volete da me?-

            C’è un attimo di silenzio poi è Lee Kearns a parlare:

-Lei ha chiesto al Detective Morissey informazioni su un numero di telefono cellulare datole da un individuo che diceva di rappresentare un Consorzio.-

-Esatto ma…-

-Cosa le ha detto esattamente? La prego, è molto importante.-

            Dal tono di Kearns Elektra capisce che non scherza e risponde:

-Le sue esatte parole sono state: “Rappresento un consorzio di persone influenti che vorrebbero offrirle un incarico adatto alle sue capacità”.-

            Il gruppetto si scambia sguardi preoccupati, poi è Grace Powell a riprendere la parola:

-Ha mai sentito parlare del Consorzio Ombra?-

-No, non mi pare.- è la perplessa risposta.

-Sono un gruppo segreto di potere infiltrato a tutti i livelli della politica, della finanza e della Pubblica Amministrazione il cui scopo ultimo è assumere il potere in questa e nelle altre principali nazioni del Mondo. Siamo certi che abbia organizzato l’attentato al Q.G. del F.B.S.A. in cui è morto Capitan America[5] e vari altri attentati, omicidi e rapimenti nel tentativo di sovvertire l’ordine costituzionale. So di cosa parlo: hanno minacciato di morte i miei figli.-

-Finora non siamo riusciti che a trovare deboli indizi su di loro.- spiega Derek Freeman -Non sappiamo chi sono i loro capi né come sono organizzati. Quasi tutte le piste sono finite in un vicolo cieco. Solo ora abbiamo una concreta possibilità di arrivar loro vicino.-

-E come?- chiede Elektra, che comincia a capire.

            Silenzio e poi è Somerset a rispondere:

-Vogliamo che lei chiami quel numero e dica a chi risponderà che accetta di lavorare per loro, ma in realtà…-

-In realtà lavorerò per voi, sarò la vostra infiltrata.-

-Si tratta di un’occasione unica per distruggerli, non possiamo perderla.-

-E io che ci guadagno se accetto?-

            Un sospiro e poi è Grace Powell a rispondere:

-In caso di successo un completo colpo di spugna per tutti i reati statali o federali eventualmente commessi garantito dal Procuratore Generale e dal Presidente più un equo compenso. Avrà anche un mandato federale che la parifica ad un Agente Speciale del F.B.I. per tutta la durata dell’operazione.-

-E come sapete di potervi fidare di me?-

-Ehm… il Procuratore Nelson dice che lei ha molti difetti ma non tradisce mai la parola data.-

            Elektra si rivolge verso un imbarazzato e silenzioso Foggy Nelson:

-Sul serio, Foggy? Grazie. Quindi sei d’accordo nell’affidarmi quest’incarico?-

            Foggy serra le labbra e stringe la stampella che è costretto ad usare dopo un serio incidente automobilistico.

-No.- risponde infine -Sappiamo tutti che sei una killer a pagamento e l’idea di saperti libera mi ripugna ma sei anche la migliore, se non l’unica, opzione che abbiamo di smantellare il Consorzio Ombra ed io farei anche un accordo col Diavolo in persona pur di riuscirci.-

-Quindi anche tu vuoi che accetti?-

-Sì, accidenti, sì.-

-Matt ne sa qualcosa?-

            Si riferisce a Matt Murdock, alias Devil, migliore amico di Foggy e primo amore di Elektra ai tempi dell’università.

-No.- risponde Foggy -E non dovrà mai saperne niente.- risponde, serio, Foggy.

            Elektra riflette in silenzio poi risponde:

-Che limiti avrò se accetto?-

-Ci sta chiedendo se sarà autorizzata ad uccidere nel corso della missione?- chiede Kearns.

-Sì, vi sto chiedendo proprio questo.-

-La risposta è: solo quando lo riterrà assolutamente necessario e solo i nemici riconosciuti.-

            Abbastanza vago, esattamente come sperava.

-Accetto.- dice infine.

 

            Del bungalow che occupava non è rimasto molto e Paladin, con l’aiuto di Ariel Tremmore, sta cercando di recuperare quel che può quando ode una voce fioca:

-Paul…-

            Si volta e Phantasm è lì, con le mani strette al collo di Joy Meachum.

-Bene, bene.- commenta divertito il criminale -Il grande e famoso Paladin senza la sua famosa attrezzatura. Ora potremmo scoprire quanto vale.-

-Che cosa vuoi Sutton?- ribatte il presunto Paul Denning.-Lascia andare Joy Meachum.-

-La lascerò andare se tu ti sottometterai a me, altrimenti…- la mano sinistra di Phantasm brilla -… altrimenti proverà il mio tocco bruciante. La tua vita per la sua, che rispondi?-

            Paladin tace. Sa bene che quel pazzoide li ucciderà tutti ma non può restare inerme a guardare Joy morire atrocemente.

            Improvvisamente si ode la voce di un’altra donna:

-Lasciala andare e vattene o te ne pentirai.-

            Ariel Tremmore si fa avanti e il suo sguardo è cupo. Dalla sua mano qualcosa di piccolo cade al suolo.

-Tu mi minacci, stupida sgualdrina?.- esclama Phantasm.

-Faccio più che minacciarti… agisco!-

            L’attraente ed abbronzata Ariel è stata rimpiazzata dalla figura pallida e dal volto di teschio di Shock.

-Hai perso idiota.-

         Phantasm barcolla, lascia la sua presa su Joy Meachum che corre tra le braccia di Paladin. Annaspa. Intorno a lui c’è il buio, la sua carne si scioglie come cera, lasciando solo le ossa che cominciano a loro volta a consumarsi. Le sue peggiori paure sono realtà e lui può solo urlare.

            Paladin e Shock lo osservano contorcersi nella sabbia preda di visioni che sono solo nel suo cervello, finché pietosamente sviene.

-È… è finita Paul?- chiede Joy ancora tremante.

-Sì.- risponde lui -Non ci darà fastidi per molto tempo.-

            Ariel è tornata normale e si rivolge a Joy:

-Non disturbarti a ringraziarmi, dopotutto questa sgualdrina ti ha solo salvato la vita.-

-Io… io… grazie.- mormora Joy.

            Per tutta risposta Ariel scoppia a ridere.

 

            Philippe Bazin apre gli occhi a fatica. È stato trovato sulla spiaggia con diverse fratture e lo hanno imbottito di antidolorifici per non fargli sentire il dolore. Muove la testa e riesce ad inquadrare un’infermiera che sta trafficando con la flebo. Ma non ne era già venuta una prima?

            L’infermiera si volta e si china sui di lui sorridendo. La conosce? Somiglia a quella escort con cui era salito in camera prima dell’uragano ma come può essere lei? Che sta dicendo?

-Con tanti saluti da tua figlia Allegra.-

            La ragazza fa scivolare sul letto una carta con sopra il disegno di un cigno nero poi si volta e se ne va. Bazin fa per chiamarla ma dalle labbra gli esce solo un rantolo. Si sente soffocare. Vorrebbe gridare, chiamare aiuto ma non ci riesce. Può solo aspettare finché il buio lo avvolge.

 

 

EPILOGO

 

 

            In un salottino di Business Class di un jet intercontinentale che sta decollando da Miami, Parnival Plunder si rivolge alla sua compagna di viaggio:

-Sono lieto che tu abbia deciso di accompagnarmi, mia cara Nina, vedrai che ti divertirai. Dopo quello che abbiamo passato, una pausa ci voleva per entrambi. Londra ti piacerà, ne sono sicuro.-

            La ragazza col corto abito nero si adagia sul divano e accavalla le gambe rispondendo:

-Ci conto, Parnival… e per favore, chiamami Belinda.-

-Con piacere. Del resto, qualunque sia il tuo nome, sarai sempre uno splendore di ragazza dopotutto.-

-Parnival Plunder, sei un adulatore ma mi piace starti a sentire.-

            E che si chiami Nina McCabe, Belinda Swann o Cigno Nero per Parnival Plunder la cosa ha decisamente poca importanza.

 

 

FINE?

 

 

NOTE DELL’AUTORE

 

 

            Che cosa c’è da dire su quest’episodio. Molto poco, quindi non perdiamo tempo:

1)     Il Tenente William Somerset, introdotto in MIT da Pablo, è un chiaro omaggio all’omonimo personaggio del film “Seven” di David Fincher, interpretato da Morgan Freeman, omaggio che io ho reso ancora più esplicito.

2)     Mi scuso pubblicamente con il Popolo Greco per eventuali errori nella frase in Greco. D’altra parte, come fa notare Elektra, il Greco parlato dal personaggio che pronuncia la frase non è esattamente granché, quindi dovrei essere scusato. -_^

Nel prossimo episodio: ritornano le ragazze della Jungla, Elektra fa una telefonata e molto altro ancora. Se non ci credete, venite a controllare.

 

 

Carlo



[1] E in effetti c’è, lo sanno bene gli aficionados dei Vendicatori e di Sub Mariner.

[2] “Me synchoreite kyria eisae Elektra Natchios?”, ovvero: “Mi scusi signora, lei è Elektra Natchios?”

[3] Ovvero nello scorso episodio.

[4] Palestra di arti marziali giapponesi.

[5] Capitan America MIT #50.